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psicologia dello sport e il controllo emotivo
In una parola, faticano a regolare la capacità di controllare le emozioni in modo che non danneggino la propria condotta, diminuendo il rendimento.
Si tratta di superare l’euforia, il timore, l’ansia, l’arrabbiatura e lo scoraggiamento, elementi che possono condizionare il raggiungimento dei risultati sportivi desiderati: questi giocatori sembrano non essere in grado di “reggere la pressione”.
Abilità psicologiche
Ingredienti neurocognitivi
Decisione ed emozione
Metodo di allenamento
stress da competizione
Quanto influisce sul controllo emotivo di un atleta lo stress da competizione?
Il rendimento di un atleta o di una squadra non può essere spiegato senza tenere in considerazione, infatti, gli stati emotivi, l’ansia e lo stress generati dalla competizione.
Ci sono giocatori con qualità tecniche importanti che, a causa dell’incapacità di gestire l’emotività, non rendono come ci si aspetterebbe.
La stessa cosa succede a livello collettivo, dove possiamo vedere squadre che, seppur costruite con valori importanti dal punto di vista tecnico, si trovano a vivere situazioni caratterizzate da risultati negativi e momenti stressanti, senza riuscire a trovare le risorse necessarie per farvi fronte.
L’importanza del controllo emotivo nello sport
Il controllo emotivo gioca un ruolo fondamentale nel rendimento degli atleti e delle squadre, e per questa ragione è necessario conoscere i processi che lo determinano e le strategie per poterlo allenare.
Emozione, attivazione, ansia e stress sono concetti che sono molto relazionati tra loro.
Troppo spesso, sebbene si riconosca che abbiano dei significati differenti, sono usati uno al posto dell’alto, e ciò genera dei notevoli problemi interpretativi.
Le quattro componenti del controllo emotivo, che sono in costante interazione tra loro, sono sintetizzate di seguito.
L’attivazione è un processo centrale del controllo emotivo che determina la coordinazione e le alterazioni specifiche dell’attività di numerose regioni cerebrali.
Il concetto di attivazione è difficile da definire, anche se generalmente è interpretato come una condizione di energia e di prontezza generalizzata, in un continuum che va dal sonno profondo alla massima eccitazione.
Tale meccanismo rende capace l’atleta di percepire, analizzare e rispondere efficacemente agli stimoli esterni o interni, e quindi è definibile come eccitazione psicofisiologica per mettere in pratica un comportamento, in stretta relazione con la sua intensità (Gould e Krane, 1992).
L’attivazione è l’espressione dell’interazione mente-corpo, di come s’influenzano reciprocamente e la sua conoscenza diviene fondamentale per riconoscere i processi psicologici e fisici che caratterizzano l’attività sportiva.
Buceta (2004) stabilisce che l’attivazione si manifesta durante gli allenamenti e le gare attraverso l’incremento dell’attività fisiologica (frequenza cardiaca, frequenza respiratoria e tensione muscolare), l’attività cognitiva (pensieri, immagini e dialogo interno), e attraverso comportamenti e movimenti del corpo direttamente osservabili. Se il livello di attivazione aumenta, l’atleta avrà un ristringimento del focus attentivo, incremento della tensione muscolare e mostrerà una maggiore sudorazione e un aumento delle pulsazioni.
L’atleta quindi, secondo Buceta (2004), deve ricercare e trovare il proprio livello di attivazione ottimale che favorisce il miglior funzionamento psicologico e fisico.
L’ansia è considerata come una reazione emozionale che genera un’attivazione del sistema nervoso autonomo ed è suscitata da una situazione percepita come minacciosa, pericolosa o, semplicemente, indesiderata (Dosil, 2004).
Un’emozione che si manifesta come risposta momentanea, quindi, in reazione a una situazione e può durare indicativamente alcuni secondi o minuti, ed è diversa dallo stato d’animo che invece può perdurare nel tempo.
L’ansia è uno stato emozionale negativo accompagnato da nervosismo e preoccupazione associati a un’aumentata attivazione corporea.
Tale situazione emozionale è associata all’intensità e alla direzione del comportamento, e si basa su anticipazione, ricordo e sperimentazione di situazioni di minaccia/incertezza tanto reali come immaginate.
Weinberg e Gould (2007) propongono una definizione multidimensionale dell’ansia, intesa come uno stato emotivo negativo, caratterizzato da sensazioni di nervosismo, preoccupazione e timore, relazionate all’aumento dell’attivazione dell’organismo.
Perciò, l’ansia ha una componente di pensiero (la preoccupazione e il timore) che viene definita ansia cognitiva, e una componente somatica, che costituisce il grado di attivazione fisica percepita.
Gli stessi autori definiscono anche l’ansia in relazione alle situazioni mutevoli dell’ambiente nel quale l’atleta si trova a svolgere l’attività e in funzione dei tratti di personalità che lo caratterizzano.
E’ una reazione fisiologica adattativa, caratteristica della vita, che assume un significato negativo, spiacevole o patogeno solo se prodotta in modo troppo intenso, per periodi di tempo lunghi e se non si accompagna a risposte efficaci (McGranth, 1970).
Si può quindi affermare che lo stress si genera quando è presente un disequilibrio tra le richieste percepite e le capacità di risposta del soggetto, considerando che l’incapacità di risposta avrà delle conseguenze ritenute importanti per il soggetto.
Lo stress, quindi, è il risultato dell’interazione del soggetto con l’ambiente.
Lazarus e Folkman (1984) sostengono che lo stress sia correlato alla dinamica e costantemente mutevole relazione bidirezionale tra la persona e l’ambiente, ed è considerato come una componente ordinaria del vivere quotidiano.
Se le risorse della persona e le richieste ambientali si bilanciano si verifica una situazione non stressante, mentre se le richieste ambientali sono di gran lunga inferiori alle risorse dell’individuo, invece, il soggetto può percepire una mancanza di coinvolgimento nella situazione e conseguente noia.
Se il peso delle richieste ambientali eccede le risorse della persona, infine, s’instaura una relazione stressante individuo-ambiente.
Vantaggi
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allenamento
Modello di intervento
Il migliore allenamento è quello che riesce a riprodurre fedelmente una situazione nella quale il giocatore riesce a ottimizzare certi meccanismi, da lui accettati e riconosciuti importanti per aiutarlo a risolvere quella situazione proposta
L’allenamento delle abilità psicologiche è fortemente associato al concetto di specificità e alla trasferibilità allenamento-competizione.
Quindi, nei contenuti quotidiani di allenamento, se vogliamo aumentare il grado d’efficacia nella competizione, dovremo inserire proposte rivolte a fortificare i meccanismi psicologici.
preparazione psicologica
Uno degli aspetti centrali della formazione dell’atleta è, indubbiamente, la preparazione psicologica, che per Martens (1991) è un allenamento delle abilità psicologiche con l’obiettivo di aiutare l’atleta a migliorare le sue capacità di rendimento, utilizzabili e generalizzabili nella vita quotidiana.
La preparazione psicologica, quindi, può essere definita come un processo di potenziamento delle abilità psicologiche del giocatore necessarie alla prestazione, ma orientato anche allo sviluppo delle risorse personali e diviene quindi parte costitutiva della preparazione globale dell’atleta, un elemento che interagisce con la preparazione tecnica, tattica e fisica e che, insieme, costituisce l’allenamento.
Partendo dalla considerazione che il rendimento sportivo è multifattoriale, determinato da fattori controllabili (aspetti tecnici, tattici, atletici e psicologici) e da fattori incontrollabili (direttore di gara e gli avversari), il lavoro di preparazione psicologica consiste nel formare l’atleta a ottimizzare il rendimento rispetto a ciò che può, in larga misura, dipendere dalla sua prestazione e insegnarli a fronteggiare i fattori esterni sui quali non è possibile esercitare un controllo diretto.
la metodologia di allenamento
L’allenamento delle abilità psicologiche è, infatti, un sistema di allenamento specifico e, come ogni programma di allenamento, presenta una metodologia con obiettivi che deve essere integrata all’interno della programmazione e che permette di individuare i contenuti, i tempi e le modalità di intervento necessarie allo sviluppo dei fattori cognitivi ed emotivi.
La metodologia di allenamento delle abilità psicologiche è quindi organizzata da:
- Selezione delle abilità psicologiche: individuare COSA sia necessario allenare per migliorare il rendimento degli atleti.
- Creazione di esercitazioni d’allenamento: individuare COME allenare, in campo e nello spogliatoio, le abilità mentali per ottimizzare il rendimento del giocatore.
- Pianificazione: individuare QUANDO sia preferibile intervenire, durante la stagione, per ottimizzare i carichi dell’allenamento mentale.
In conclusione
Staff tecnico e giocatori creano, quindi, un sistema di apprendimento nel quale l’allenatore gestisce le attività della seduta, si adatta alle risposte dei giocatori e organizza il lavoro proponendo esercitazioni con vincoli che stimolino il giocatore a risolvere la complessità del gioco.
La sfida attuale della psicologia sportiva consiste nel ragionare in una prospettiva sistemica sulla complessità della relazione giocatore-ambiente-richieste del compito, per poter costruire strumenti d’intervento utili all’allenamento e alla competizione.
Bibliografia
Balconi, M. (2004). Neuropsicologia delle emozioni. Roma: Carrocci Editore.
Buceta, J.M. (2004). Estrategias psicologicas para entrenadores de joven deportistas. Madrid: Dykinson.
Dosil, J. (2004). Psicologia de la Actividad Física y del Deporte. Madrid: McGraw-Hill.
Gould, D., Krane, V. (1992). The arousal-athletic performance relationship: current status and future directions. In Advances in Sport Psychology. Horn, T. S. (ed.). Champaing (IL): Human Kinetics.
Lazarus, R. S., Folkman, S. (1984). Coping and the adaptation. In The handbook of behavioral medicine. Gentry, W. D. (ed.). New York: Guilford.
McGrath, J. E. (1970). Social and psychological factors in stress. Holt, Rinehart, & Winston.
Weinberg, R. S., e Gould, D. (2007). Foundations of sport and exercise psychology (4th ed.). Champaing (IL): Human Kinetics.
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Andrea Menozzi
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